Le intemperie degli ultimi giorni 7-8 ottobre – commenta Franchini Tania, responsabile per Italia Viva del settore turismo ed agricoltura - hanno danneggiato i castagneti da Frutto del versante Appenninico della Garfagnana e di conseguenza ne risentirà la produzione del frutto per la stagione 2021. A pochi giorni dall’inizio della raccolta il vento e le abbondanti precipitazioni meteoriche hanno reso nulla l’opera dei castanicoltori che con sacrificio ed in controtendenza stanno recuperando i castagneti da frutto. Si stima una riduzione di produzione di oltre il 40 % per la raccolta dell’anno, ma si prevedono a causa degli stroncamenti che ci siano ripercussioni anche per le stagioni successive.
Da non dimenticare il legame fra il castagno e l’identità delle persone che
lo coltivano, il riconoscimento che si tramanda da generazioni individuando
nell’albero del pane, l’elemento che ha garantito la presenza e quindi il
presidio del territorio dei montanari. Non solo quindi un danno economico ma
anche un attacco al tessuto sociale che è stato colpito nell’identità e nello
spirito di appartenenza. Il connubio uomo castagneto ha oggi subito un forte contraccolpo.
Chi avesse avuto modo di incrociare lo sguardo dei castanicoltori in questi
giorni avrebbe percepito da subito che non potrà bastare la “resilienza” a far
rivivere la “Selva” non sempre lo spirito di appartenenza e l’identità possono
essere sufficienti, c’è bisogno di un segnale forte, c’è bisogno di far sentire
i castanicoltori non abbandonati a sè stessi.
Come il loro lavoro permette di godere delle diverse funzioni del
castagneto (produttive, protettive, naturalistiche, paesaggistiche, ricreative
e didattiche) oggi chi può, deve far sentire meno soli i montanari che con
caparbietà e costanza stanno ritornando a vivere il loro territorio.
Oggi – commenta Antonio Sacchini tecnico del settore sul territorio, che si
è subito recato sul posto per valutarne i danni - si parla anche dei servizi
ecosistemici e per la coltura del castagno da frutto potremmo indicarne alcuni,
ad esempio:
la caratterizzazione del paesaggio, con gli elementi tipici e soprattutto
con la presenza dei “Patriarchi” gli alberi monumentali o vetusti;
la conservazione della biodiversità, con i diversi habitat le piante di
castagno a loro volta sono in grado di ospitare altre forme di vita animale o
vegetale;
e perché no, la produzione di funghi eduli, come porcini ed altri, che possono
fornire un reddito integrativo alla vendita delle castagne.
Tutto questo ha avuto un danno, il paesaggio ed il territorio non si
mantengono da soli aiutiamo chi mantiene il presidio a non sentirsi
abbandonato.
Sarà mia premura – commenta Franchini Tania – informare, del grosso danno ai nostri castanicoltori, la nostra referente regionale Stefania Saccardi, sempre molto attenta e presente per supportare, nel proprio settore di competenza, le aree interne della Toscana.
Tania Franchini, Resp. Turismo e Agricoltura Italia Viva Lucca
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